Mano del morto e Wild Bill: la vera storia della leggenda
La mano del morto è una delle combinazioni più iconiche nella storia del poker. Legata alla morte del leggendario Wild Bill Hickok, rappresenta oggi un simbolo di sfortuna e destino segnato, ancora evocato nei film, nei romanzi, nelle canzoni e nei tavoli da gioco.
La mano del morto (Dead Man’s Hand) è una delle mani più famose nella storia del poker, avvolta da un’aura di mistero che dura da oltre un secolo.
In questa guida ripercorriamo la sua origine, la leggenda di Wild Bill Hickok e le numerose reinterpretazioni nei film, nei fumetti e nella cultura pop. Un approfondimento che unisce storia ed evoluzione di un mito nato al tavolo da gioco.
Origine del termine mano del morto nel poker
L’espressione mano del morto nel poker nasce nella seconda metà dell’Ottocento, quando nei saloon del Far West il gioco delle carte era parte della vita quotidiana.
Le prime testimonianze risalgono al 1886 e descrivono combinazioni differenti da quella conosciuta oggi. Al tempo si parlava di un full di jack e dieci, oppure tre jack e due sette rossi.
Solo nei primi decenni del Novecento si iniziò a parlare di due assi e due otto neri, diventati poi il simbolo definitivo della leggenda.
Il termine trovò ampia diffusione con i manuali di gioco e i racconti western, dove la mano veniva citata come presagio di sfortuna o morte improvvisa.
La leggenda di Wild Bill Hickok
Il 2 agosto 1876, nel saloon Nuttal & Mann’s di Deadwood, nel Territorio del Dakota, il pistolero e giocatore d’azzardo Wild Bill Hickok fu colpito a tradimento da Jack McCall mentre partecipava a una partita di poker.
Seduto con le spalle alla porta, contrariamente alle sue abitudini, Hickok non ebbe scampo. Secondo la tradizione, al momento dell’omicidio teneva in mano una doppia coppia di assi e otto neri: la celebre mano del morto.
Nessuna fonte contemporanea, tuttavia, conferma con certezza la composizione esatta della mano. Le prime versioni scritte comparvero solo decenni più tardi, tramandate attraverso racconti e testimonianze non verificabili.
Le diverse versioni della mano nel tempo
Dopo l’episodio di Wild Bill Hickok, la mano del morto (Dead Man’s Hand) continuò a evolversi nel racconto popolare.
Prima di assumere la forma oggi conosciuta, ne circolarono diverse varianti. Le prime fonti datate 1886 la descrivono come un full composto da tre jack e due dieci.
In seguito, nel 1903 alcune enciclopedie di superstizioni la identificano con tre jack e due sette rossi. Nel 1907, invece, la combinazione riportata è formata da jack e otto, segno che il mito era già in evoluzione.
Fu il libro Wild Bill Hickok: The Prince of Pistoleers di Frank J. Wilstach nel 1926 a fissare la versione oggi conosciuta: due assi e due otto neri.
La quinta carta misteriosa e le sue interpretazioni nei media
Una mano di poker è formata da cinque carte, ma le combinazioni associate alla mano del morto ne contano solo quattro: due assi e due otto neri. È proprio l’assenza della quinta carta ad aver alimentato il mistero che circonda la leggenda.
Tra gli elementi che hanno reso celebre la storia, il mito della quinta carta resta infatti il più enigmatico. Nessuna fonte dell’epoca ne ha mai riportato il valore, lasciando spazio a innumerevoli interpretazioni.
Questo dettaglio irrisolto è diventato nel tempo un potente espediente narrativo, ripreso da registi, autori, illustratori, fumettisti e musicisti, che hanno contribuito a trasformarlo in un simbolo universale.
Nel cinema classico, John Ford contribuì a fissare l’immaginario del mito: in Ombre Rosse compaiono gli assi e gli otto neri, mentre in La conquista del West la quinta carta diventa un dieci di picche.
Con il passare dei decenni, altri autori offrirono nuove versioni. In Wild Bill di Walter Hill e nella serie Deadwood, la carta mancante è un nove di quadri, scelta che rafforza il legame con la figura di Hickok.
I fratelli Coen, in La ballata di Buster Scruggs, introducono un Jack di quadri come presagio di sventura, e in John Wick 4 la mano appare come richiamo diretto alla leggenda del West.
La stessa carta è il quinto elemento anche in alcuni fumetti quali Ken Parker n. 29 e I Protagonisti di Rino Albertarelli. Nel volume 593 di Tex, invece, la quinta carta resta volutamente coperta.
Infine, nell’albo Lucky Luke – Calamity Jane, la mano del morto è accompagnata da una dama di picche, confermando quanto il tema sia ormai parte integrante della narrativa visiva legata al West.
Anche la musica ha contribuito a tramandare il mito. Ace of Spades dei Motörhead e Dead Man’s Hand dei Lord Huron citano esplicitamente la leggenda, mantenendola viva nell’immaginario collettivo.
La mano del morto nella cultura pop e nei media moderni
Anche la narrativa contemporanea non è rimasta indifferente alla leggenda della mano del morto, che nel tempo è uscita dai saloon per diventare un elemento ricorrente nei romanzi, nelle serie televisive e nelle produzioni digitali.
Nel 2004 è stato pubblicato il videogioco Dead Man’s Hand, ambientato nel Far West, che riprende direttamente la leggenda di Wild Bill Hickok e la trasforma in esperienza interattiva.
La mano compare anche nella raccolta di racconti e romanzi Dead Man’s Hand, parte della saga Wild Cards curata da George R. R. Martin, dove assume un valore simbolico legato al destino e al gioco d’azzardo.
Dalla leggenda alla regola – La “Dead Hand” nel poker moderno
Nel linguaggio tecnico del poker non esiste il termine Dead Man’s Hand in senso regolamentare, ma soltanto la Dead Hand, che indica una mano dichiarata non valida e quindi esclusa dal gioco.
Questo accade quando un giocatore commette un’irregolarità, come mostrare le carte in anticipo, agire fuori turno o ricevere un numero errato di carte rispetto al regolamento ufficiale.
In questi casi, la mano perde valore e non può più competere. Le fiches possono essere restituite al giocatore o rimanere nel piatto, a discrezione del dealer o del direttore di sala.
La mano del morto rimane così un riferimento storico, mentre la Dead Hand rappresenta il suo corrispettivo regolamentare, sinonimo di ordine e correttezza nel poker contemporaneo.
Entrambi i concetti, pur distanti nel tempo, mostrano come mito e disciplina convivano ancora oggi. D’altronde tutti conoscono, nel mondo del poker, la mano del morto.
Considerazioni finali sulla mano del morto
La mano del morto è più di una curiosità da saloon: è il punto d’incontro tra storia e mito, tra il crepitio del West e il silenzio di un tavolo da gioco.
Da Wild Bill Hickok alle moderne sale digitali, continua a rappresentare la linea sottile che separa la fortuna dal destino. E come ogni leggenda che resiste al tempo, non appartiene solo al poker, ma alla memoria di chi racconta.

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